Nota Stampa – Roma 4 Ottobre 2023 – Un Avatar al posto dello Psicoterapeuta, allarme dell’ANAPP

Un Avatar al posto dello Psicoterapeuta. Allarme dell’ANAPP –
Associazione Nazionale Psicologi Psicoterapeuti. Con L’avvento dell’AI a
rischio la bontà dei percorsi di psicoterapia con la tentazione di
alimentare la sensazione di onnipotenza del paziente.
Leggiamo sempre più spesso di tentativi, purtroppo riusciti, di
trasformare il setting psicoterapico in qualcos’altro che debba
conciliare il raggiungimento del ‘risultato terapeutico’ (per come lo
intende il paziente) con il modo in cui vorrebbe raggiungerlo il
paziente (tempi rapidi del percorso terapeutico, basso costo della
terapia, comunicazione informale, sedute da casa).

Purtroppo sul mercato è un continuo fiorire di piattaforme che erogano
psicoterapie che colludono con le richieste/resistenze del paziente!
Tutto ciò non fa che rinforzare il senso di onnipotenza di quei pazienti
che narcisisticamente sono portati a credere che ‘il mondo giri intorno
a loro’ o che tutti siano assoggettabili alle loro manipolazioni!

Ora, con l’avvento dell’all’ A.I., si sta pensando addirittura di
sostituire il terapeuta con un ‘avatar’ che, in modo automatico,
interagirà col paziente mediante un programma di risposte
preconfezionate!

Ci domandiamo che fine abbia fatto la relazione terapeutica e come sia possibile creare un’alleanza terapeutica con un
robot!

Tutti i terapeuti, compresi quelli che hanno velleità imprenditoriali,
sanno che ciò che avvia il processo terapeutico, necessario ad innescare
il cambiamento psicologico del paziente in psicoterapia, passa per la
relazione terapeutica che richiede rigorosamente: l’applicazione del
dispositivo del setting (paziente-terapeuta in presenza, orario/giorno e
luogo delle sedute costante nel tempo, programmazione di ogni
cambiamento futuro, linguaggio formale) e l’elaborazione del
transfert-controtransfert, per arrivare alla strutturazione di
un’alleanza terapeutica. Solo se tutto questo avverrà il paziente potrà
aprirsi emotivamente all’altro perché percepirà in lui il senso di
accoglimento empatico che non lo farà sentire solo, rispecchiandolo
nell’idea buona e valida di sé.

Dunque, la presenza fisica e soprattutto emotiva del terapeuta così come
l’applicazione delle regole del setting, non sono fattori opzionabili
che possono non esistere, se di psicoterapia stiamo parlando! Infatti,
la presenza di questi elementi rappresentano le condizioni per il
“lavoro” mentale che si affronta in psicoterapia e in assenza di tali
regole il processo di conoscenza e cambiamento di sé non si avvia!

Che ne pensano i colleghi Psicoterapeuti?

Nota stampa a cura di:
Francesca Chiricozzi, Psicologa Psicoterapeuta ANAPP
Giulia Maffioli, Psicologa Psicoterapeuta, Presidente ANAPP