Quando mangiare sano puo’ essere un problema?

“Ti va di venire a cena da me? Ho preparato già il primo e il
secondo…..nel modo in cui sono solita io, evitando tutto ciò che è dannoso per la nostra salute”

Può sembrare un semplice invito a cena ma in realtà
c’è qualcosa in più che va oltre queste parole!”

Il termine ortoressia nervosa, inizialmente coniato da Bratman e Knight nel 1997, descrive una condizione caratterizzata da un comportamento alimentare che prevede l’ossessione patologica per un’alimentazione biologicamente pura e salutare. Inserito all’interno della categoria “disturbi evitanti e restrittivi dell’alimentazione” nel DSM V (2013) l’ortoressia, diversamente da anoressia, bulimia e iperalimentazione non si focalizza sulla quantità di cibo assunto, ma sulla sua qualità.

Il fatto di voler consumare cibi sani non è un comportamento disturbante in sé, ma lo diventa quando interferisce con un normale stile di vita e il consumo di alimenti è accompagnato da paura e preoccupazione rispetto alla salute e alla qualità del cibo (fanatismo alimentare).
L’ortoressia affonda le sue radici in un disagio psicologico che si manifesta attraverso un controllo ossessivo sul cibo. L’ossessione sulla qualità del cibo, in termini di valore nutritivo dei cibi e
della loro ‘purezza’, nasce dal desiderio di ottimizzare la propria salute fisica e il proprio benessere.

Le persone affette da questo disturbo si impongono, spesso, regole interne su quali cibi possono essere assunti insieme a ogni pasto o in specifici momenti del giorno. Al di fuori dei pasti, una considerevole quantità di tempo viene spesa nella pianificazione e nella realizzazione dei pasti quotidiani al fine di riuscire a prestare attenzione a ciò che sarà mangiato, alla preparazione degli ingredienti e all’assunzione del cibo (attenzione alle etichette, ai conservanti, agli eventuali pesticidi…) L’ortoressia comincia di solito in maniera innocente sulla base del desiderio di prevenire malattie croniche o migliorare la propria salute in generale. Col passare del tempo, però, il cibo rappresenta il pensiero prevalente della giornata. Le trasgressioni, che prevedono il mangiare alimenti non considerati sani, comportano sentimenti di vergogna e perdita  dell’autostima e comportano punizioni fatte di giorni di digiuno. In Europa l’allarme per questa patologia è stato lanciato nel corso del 2005 dall’European Food Information Council ed in alcune realtà, come la Spagna, sono pronti i “Fast Good” che in contrapposizione ai “Fast Food”  propongono cibi ricercati, selezionati, “igienici”, segno delle richieste dei tempi moderni.

Come si manifesta?

Le persone affette da questo disturbo sono solite evitare i cibi non controllati personalmente e tutte le situazioni sociali che espongono al non controllo dei cibi; al contrario si focalizzano sulla preparazione dei cibi in una certa maniera oppure evitano alcuni alimenti perché considerati
dannosi per la salute. Dal momento che l’attenzione è rivolta a cibi puri e salutari, i soggetti con
ortoressia nervosa tendono a evitare cibi che potrebbero contenere ingredienti geneticamente modificati, come pure quelli che contengono significative quantità di grassi, zuccheri, sale, coloranti o conservanti. Tali restrizioni alimentari comportano solitamente l’omissione di  nutrienti essenziali nel fabbisogno energetico quotidiano, con la conseguenza di diete sbilanciate e insufficienti.

Quali sono le conseguenze dell’ortoressia? Dal punto di vista psicologico, i soggetti ortoressici provano intensa frustrazione quando i loro rituali alimentari sono impediti o interrotti in qualche modo; provano disgusto quando la purezza del cibo sembra essere violata e un senso di colpa e di disgusto verso se stessi (talvolta un vero e proprio odio), a seconda del grado di aderenza al  sistema di regole interno che ruota attorno alla percezione soggettiva di ciò che è giusto o sbagliato. Ed è proprio la rigidità delle regole e delle credenze legate all’alimentazione che possono produrre un’altra conseguenza negativa a livello psicologico: l’isolamento sociale. Mangiare cibo che non è considerato puro o cibo che qualcun altro ha preparato genera una notevole ansia. I soggetti ortoressici credono fermamente di riuscire a mantenere
un’alimentazione sana finché vivono soli e in pieno controllo di tutto ciò che li circonda. Non vi è interesse per l’interazione con gli altri perché hanno abitudini alimentari diverse dalle proprie, vivendo in una sorta di complesso di superiorità nei confronti degli altri. La qualità dei cibi prevale sui propri valori personali, morali, sulle relazioni sociali, lavorative e affettive, arrivando a compromettere il funzionamento globale e il benessere dell’individuo.

Quali possono essere le cause?

L’ortoressia tende a presentarsi maggiormente in contesti economici e culturali di medio/alto livello, in personalità perfezioniste, tendenti al controllo e/o tra coloro che sentono maggiormente la pressione sociale, in coloro che hanno un’immagine disturbata del proprio corpo. I bisogni delle persone con questa malattia hanno a che fare con vere e proprie forme di ipocondria, da fobie di vario genere, come ad esempio la paura di contaminazione, e vere e proprie manie ossessivo-compulsive. Una delle loro ossessioni tipiche è costituita dal forte desiderio di possedere un corpo sano e resistente agli attacchi infettivi, e che mantenga in maniera duratura nel tempo la sua salute. La mancata elaborazione a livello emotivo di ciò che comporta questo tipo di diagnosi può generare una problematica psicologica di tipo alimentare.

Quale tipo di trattamento?

Al pari degli altri disturbi del comportamento alimentare, il trattamento per l’ortoressia alimentare prevede una terapia psicologica che a seconda dei casi si concentra sul singolo, sulla coppia oppure prende in carico l’intero sistema familiare. Il paziente, attraverso il disturbo, infatti, porta in terapia un disagio dovuto a dinamiche relazionali rigidamente strutturate oppure al peso di dover assumere un ruolo che la famiglia gli ha assegnato in maniera del tutto
inconsapevole e involontaria. Lo stesso ritiro sociale che spesso caratterizza le persone affetta da
ortoressia evidenzia la necessità di un intervento ad ampio raggio che coinvolge le relazioni che ruotano intorno al paziente, supportando la famiglia a riscoprire le risorse necessarie ad una riorganizzazione maggiormente funzionale al benessere di tutti i suoi membri. I pazienti affetti da ortoressia difficilmente riconoscono il loro disagio e si rivolgono ad un esperto per una richiesta di aiuto; la presa in carico da parte di una equipe multidisciplinare (psichiatri, psicologi, nutrizionisti) permette una valutazione specifica dei singoli aspetti del funzionamento del paziente.

Riferimenti bibliografici
• Bratman S., Knight D., Health food junkies, Broadway Books, New York, 2000
• Della Ragione L., La casa delle bambine che non mangiano, Il Pensiero Scientifico, Roma, 2005
• McCandless D., I am an orthorexis, London, BBC, 2005
• Donini L.M., Marsili D., Graziani M.P., Imbriale M., Cannella C., Orthorexia nervosa: A preliminary study with a proposal for diagnosis and an attempt to measure the dimension of the
phenomenon, Eating and Weight Disorders, Vol. 9, 2004